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Caporalato. Dopo la sentenza del Tribunale di Forlì, necessario creare canali di legalità per permettere ai lavoratori sfruttati di denunciare in sicurezza la loro condizione

(Bologna, 16 aprile 2021) Nella giornata di ieri il Tribunale di Forlì ha condannato ad una pena di oltre 4 anni di reclusione uno dei principali responsabili delle violenze e dello sfruttamento lavorativo di oltre 45 cittadini pakistani e afgani che vivevano in un casolare a Bagnara di Romagna e lavoravano in diverse aziende agricole nel territorio di Forlì – Cesena.

I sindacati confederali hanno supportato i lavoratori avviando un percorso di protezione con la preziosa collaborazione del Comune di Ravenna e si sono costituiti parte civile nel processo ottenendo in sentenza il diritto ad un risarcimento.

L’azione sindacale di assistenza e denuncia e quella processuale per la repressione dei reati non possono però dirsi sufficienti per la risoluzione del problema del caporalato e dello sfruttamento lavorativo.

È urgente la creazione di canali di piena legalità che possano garantire ai lavoratori gravemente sfruttati di denunciare in sicurezza la loro condizione, nella certezza di ricevere dalle Istituzioni la giusta protezione e un riconoscimento per il contrasto fornito alla criminalità.

Questi lavoratori, spesso stranieri, richiedenti asilo, privi anche delle più elementari competenze linguistiche e dei diritti che devono essere garantiti a tutti i cittadini nel nostro Paese, devono poter trovare una risposta all’altezza della gravità del fenomeno del caporalato, e poter così divenire cittadini a tutti gli effetti e non più merce in mano ai loro sfruttatori.

CGIL – CISL – UIL Emilia Romagna

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Ufficio Stampa