Dal Territorio Lavoro e Formazione

Metalmeccanici: crescono iscritti Fim Cisl Emilia Centrale

(Reggio Emilia, 4 dicembre 2018) Aumentano gli iscritti della Fim Cisl Emilia Centrale, il sindacato dei metalmeccanici che tra Modena e Reggio Emilia associa 5.500 lavoratori (il 3% in più rispetto a un anno fa, il 10% in più sul 2016). Le tute blu Cisl hanno 114 delegati e sono presenti in 129 aziende modenesi. «Stiamo crescendo in termini di autorevolezza e credibilità – commenta il segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti – Rappresentiamo e tuteliamo lavoratori di tutte le di età e nazionalità, con diversi tipi di contratto. A breve organizzeremo assemblee sulla lettura delle buste paga, sul funzionamento dei fondi pensione e sulla formazione dei nostri delegati».

Oggi la Fim ha riunito il proprio consiglio generale per analizzare la situazione economico-politico-sindacale locale e nazionale. Preoccupa l’andamento dei fondi pensione, penalizzato dallo spread. «Quando lo spread sale, il costo del denaro aumenta e ogni investimento, compresi i fondi pensione, in questo caso dei metalmeccanici, perde valore – ha detto Uriti – Consigliamo ai lavoratori di tenere i soldi nei fondi pensione, salvo necessità, anche perché da quest’anno le aziende ci aggiungono il 2% come accantonamento».

La Fim chiede al governo di rilanciare consumi, investimenti, politiche infrastrutturali, industriali ed energetiche, ma soprattutto chiede di modificare le politiche sul lavoro. «Siamo contrari alla mancata defiscalizzazione dei contributi per la formazione dei lavoratori per l’Industria 4.0, che finora ha garantito una crescita delle competenze necessarie alle imprese metalmeccaniche del nostro Paese – ha aggiunto Michele Zanocco, segretario nazionale Fim Cisl – Non ci piacciono le norme del “decreto dignità” sui contratti a temine. Decidere di intervenire esclusivamente sulla riduzione dei tempi e sulle causali, senza sostenere parallelamente le assunzioni a tempo indeterminato, ha generato incertezza nelle imprese e fatto perdere 58 mila posti di lavoro, non rinnovati alla scadenza. Anche “quota 100” nasconde insidie, perché chi andrà in pensione vedrà una riduzione consistente dell’assegno erogato.
Inoltre l’idea che i lavoratori che andranno in pensione possano essere sostituiti da giovani in rapporto uno a uno non è mai stata dimostrata dalla storia. I posti di lavoro lasciati liberi dai pensionati – ha concluso il segretario nazionale Fim – non costruiranno altrettante opportunità per chi è disoccupato».

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Ufficio Stampa