Dal Territorio

Violenza, Papaleo (Cisl): “Pochi 3 giorni per ascoltare la vittima”. La Ministra Bonetti: “Casi in aumento”

(Reggio Emilia, 19 dicembre 2020) “Il fatto che la vittima di violenza sia ascoltata dal giudice entro tre giorni, in un momento in cui la vittima è ancora sotto shock per l’accaduto, è un tempo troppo breve che non ha mai convinto la Cisl” così Rosamaria Papaleo, segretaria Cisl Emilia Centrale, si esprime sull’ultimo grave episodio di maltrattamento su una giovane donna reggiana ad opera del fidanzato.
Prosegue a segretaria: “La donna con grande coraggio ha trovato la forza di denunciare questo fatto, purtroppo reiterato. La denuncia ha fatto scattare il codice rosso pertanto saranno attivate le misure cautelari di prevenzione e protezione della persona offesa e la stessa sarà ascoltata entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Chiediamo di dare più tempo alle vittime per esprimere la propria testimonianza anche con un supporto psicologico. Ad ogni buon conto auspichiamo che ciò non accada, che sia fatta giustizia e che tutte le donne che vivono lo stesso dramma trovino la forza di ribellarsi attraverso la denuncia e di non sottovalutare i cosiddetti eventi sentinella”.
Proprio in queste ore la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti ha risposto alle sollecitazioni della Cisl sul tema, partendo dalla considerazione che quello della violenza di genere “È purtroppo un fenomeno drammaticamente trasversale, che interessa tutte le età e diversi background socio-economici. L’ultimo report Istat rileva che il titolo di studio di chi agisce violenza è medio-alto, il 65,8% ha il diploma o la laurea”.
Proprio in questo anno terribile “La pandemia non ha arrestato la violenza contro le donne – ha risposto la ministra alla Cisl -. Nel lockdown sono diminuiti tutti gli altri reati, ma non i femminicidi. Un dato costante negli anni è che la violenza denunciata al telefono è per lo più di tipo fisico e psicologico. Nel 2020 le segnalazioni per violenza fisica sono aumentate raggiungendo il 52%, mentre sono diminuite le vittime che hanno riportato violenza psicologica. L’ultimo report Istat sul 2020 rileva la presenza di una quota maggiore di violenze che non hanno una storia pregressa, e questo fa riflettere sulle violenze nate nella fase della pandemia. Come ha detto il Presidente Mattarella, siamo davanti a un’emergenza pubblica”.
Come Governo come vi siete attivati in questo anno?
“Per molte vittime di violenza la casa non è un luogo sicuro. Per loro, l’appello a restare a casa durante il lockdown avrebbe significato ancora più violenze. Abbiamo subito riattivato la campagna di comunicazione istituzionale “Libera puoi” e promosso il numero e la app 1522 per dire alle donne a casa che potevano e possono sempre chiedere aiuto e salvarsi dalla violenza, che c’è una rete pronta ad accogliere loro e i loro figli. In quest’ottica abbiamo attivato un bando a sportello da 5,5 milioni di euro per interventi urgenti di adeguamento alle norme anti-covid nei centri antiviolenza e case rifugio. Abbiamo firmato un Protocollo d’Intesa con l’Ordine dei Farmacisti, Federfarma e Assofarm e attivato una collaborazione con Poste Italiane, entrambi per potenziare l’informazione sul 1522. Abbiamo velocizzato le procedure perché anche senza programmazione le Regioni ricevessero subito i 30 milioni ripartiti per il 2019, e negli scorsi giorni la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al riparto di 28 milioni di euro da destinare ai centri antiviolenza, alle case rifugio e alle iniziative di competenza regionale. Ho firmato il decreto il 13 novembre ed è attualmente alla Corte dei Conti. Abbiamo attivato i tavoli su lavoro e formazione nella consapevolezza che quella economica è la prima forma di violenza che impedisce alle donne di chiedere aiuto e salvarsi dai loro aguzzini. Il lavoro e l’indipendenza economica sono fondamentali per permettere alle vittime di ricominciare una nuova vita per loro stesse e per i loro figli. In questa stessa direzione vanno il Microcredito di libertà per le donne vittime di violenza, che parte con un fondo di 3 milioni di euro, frutto di un protocollo con Federcasse, Abi, Caritas Italiana e Ente Nazionale del Microcredito, e il Reddito di libertà con altri 3 milioni di euro”.

FENOMENO AGGRAVATO DALLA PANDEMIA
1522, il numero antiviolenza: casi in aumento
Una donna che subisce violenza a chi può rivolgersi?
“Il numero e la app di pubblica utilità 1522 sono sempre attivi, 24 ore al giorno – risponde la ministra Bonetti – , le operatrici rispondono in quattro lingue oltre l’italiano. C’è nei territori tutta quella grande rete di protezione e di sostegno per le donne vittime di violenza e per i loro figli che è rappresentata dai centri antiviolenza e dalle case rifugio. Ci sono le forze dell’ordine, ricordo che la App Youpol della Polizia di Stato permette di inviare una segnalazione direttamente in questura e avere un pronto intervento. È un servizio importantissimo sia per le vittime che per chi vuol segnalare, anche in anonimato, episodi di violenza. C’è insomma una rete di comunità importante, su cui abbiamo il dovere di investire con decisione, a tutti i livelli e in sinergia”.
Quali i riscontri del 1522 in questo 2020?
“I dati sul 1522 che Istat fornisce per il 2020 ci parlano di 12.833 donne che vi si sono rivolte alla data del 30 ottobre, con un numero di chiamate valide che ha superato in 10 mesi i livelli degli anni precedenti. Un incremento importante è arrivato in corrispondenza dei mesi del lockdown: tra il 1° marzo e il 16 aprile sono state 5.031 le telefonate valide, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Il 13,6% delle chiamate nel 2020 è arrivato tramite chat, una modalità che è quasi triplicata rispetto al 2019 e aumentata di 6 volte rispetto al 2018. Uno strumento molto utile per tutte quelle donne che non possono chiamare e che tutte possono scaricare e utilizzare. Durante la pandemia è stato cruciale fare informazione sul 1522 in tutte le sedi utili, lo è anche adesso e dovrà esserlo sempre di più per riuscire a stroncare questo fenomeno”.

PER IL FUTURO
Protezione delle vittime, occorre la revisione dell’Intesa Stato Regioni del 2014

Dopo l’esperienza maturata durante questo lungo periodo pandemico quali le iniziative future del Governo?
“Nel Piano strategico antiviolenza per il triennio 2021-2023 dovremo portare più sinergia tra diverse competenze e fare un lavoro radicale sulle diseguaglianze di genere che sono il terreno di coltura dalla violenza maschile. Sono due direzioni emerse chiaramente il 26 novembre scorso nella Cabina di regia antiviolenza e nella Conferenza straordinaria cui ho convocato tutti gli attori che operano in prima linea nel contrasto alla violenza contro le donne. La protezione delle vittime e il loro accompagnamento all’uscita dalla violenza, con un focus specifico sul lavoro, devono diventare un obiettivo fattivo di tutte le Istituzioni, a partire dalla revisione dell’Intesa Stato-Regioni del 2014 sui centri antiviolenza e le case rifugio”.

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Ufficio Stampa