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Energia; Cisl ER: “Ecco le nostre proposte. L’abbattimento delle bollette? Necessario, ma resta un palliativo”

Sviluppo ulteriore del fotovoltaico, accelerazione degli iter autorizzativi sugli impianti di energie rinnovabili, ricorso al metano per garantire un’equa transizione, investimenti in tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. Sono queste alcune priorità indicate da Via Milazzo

Filippo Pieri

(Bologna, 24 gennaio 2022) Un intervento del Governo per abbattere le bollette energetiche dei lavoratori, dei pensionati e delle imprese è necessario e urgente, ma resta un palliativo. Le politiche energetiche del nostro Paese vanno ripensate con una strategia di medio periodo per la transizione verso il green che punti a un ulteriore sviluppo del fotovoltaico, a velocizzare gli iter autorizzativi sugli impianti, al ricorso al metano come energia di transizione, visto che il nostro sistema produttivo dipende dal gas metano, che ad esempio ancora copre il 52% del consumo interno lordo in Emilia Romagna.

“La direzione verso cui è necessario andare è ben tracciata sia dal Patto regionale per il Lavoro e il Clima sia dal piano europeo ‘Fit for 55’ adottato lo scorso luglio, piano che prevede la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo di arrivare alla ‘neutralità carbonica’ per il 2050. Ma per farlo occorrerà definire un percorso che sia condiviso e sostenibile socialmente, che dovrà partire da un più stretto coordinamento sull’energia a livello comunitario”, ha affermato il segretario generale della Cisl ER Filippo Pieri.

“Ad ogni modo, occorre sottolineare che il nostro sistema produttivo regionale ha già fatto molto per funzionare con meno energia, tanto che le fonti rinnovabili rappresentano una quota dei consumi complessivi pari al 10,8% (*), obiettivo ben superiore all’8,9% previsto dalla legislazione nazionale per il 2020”, ha sottolineato Pieri. Difatti, la nostra regione, pur presentando un basso potenziale eolico, è la terza in Italia (dopo Puglia e Lombardia) per fotovoltaico installato. “Nel prossimo futuro – ha proseguito il sindacalista Cisl – sarà importante puntare su uno sviluppo ulteriore di questa fonte, sapendo però che per farlo senza dannose improvvisazioni bisognerà dotarsi di industrie in grado di produrne le componenti necessarie, così da non dipendere totalmente dall’importazione dalla Cina”.

“Nel contempo – ha continuato il leader cislino – vanno velocizzati gli iter autorizzativi sugli impianti delle energie rinnovabili, troppo lunghi, lenti (dipendenti da un’oramai obsoleto Decreto Interministeriale del 2010) e non compatibili con i tempi dettati dalla transizione green. Allo stesso modo è necessario che la Regione estenda il più possibile la Procedura Abilitativa Semplificata (PAS) e elevi le soglie di applicazione della valutazione d’impatto ambientale (VIA) per gli impianti, facendo valere per quanto possibile il meccanismo del silenzio assenso”.

Franco Garofalo

Un’analisi, quella della Cisl, che tuttavia parte da una constatazione imprescindibile, quella secondo cui il nostro sistema produttivo dipende in gran parte dal gas metano.  “Il metano – sottolinea Franco Garofalo, segretario generale regionale della Femca Cisl – va esplicitamente individuato come ‘energia di transizione’ verso gli obiettivi di ‘Fit for 55’. Un’energia di transizione che naturalmente va accompagnata con gli investimenti in tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. Ma per fare questo è necessario alimentare un nuovo ciclo di investimenti che faccia leva sulle professionalità e sulle realtà produttive industriali di eccellenza nel settore ancora presenti nella nostra regione, in particolare nel ravvenate e nel piacentino”.

Gli stessi numeri non fanno che supportare le valutazioni cisline: nel 2004 l’Italia produceva circa 13 Miliardi di metri cubi standard di gas naturale contro i circa sei della produzione attuale, con un fabbisogno nazionale di gas metano (72 miliardi i metri cubi standard) attualmente coperto da importazioni dall’estero per circa il 92%. “Condizione – conclude Garofalo – che ci espone a turbolenze geopolitiche e a speculazioni economico – finanziare che stanno determinando la fermata di importanti realtà produttive anche ubicate in Emilia Romagna. Con ricadute gravi sia in termini di occupazione sia di coesione sociale per i territori coinvolti”.

(*) Dato del 2018, ultimo disponibile

[Photo credit: Samuel Faber]

 

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