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Coronavirus. Porto di Ravenna, Fit Cisl ER: “Più coordinamento per mettere in sicurezza i lavoratori”

“All’interno del porto di Ravenna manca il coordinamento per mettere in sicurezza l’insieme dei lavoratori che vi operano”,  è l’allarme lanciato da Gabriele Derosa, il responsabile sezione porti della FIT CISL Emilia-Romagna, il sindacato della CISL che tutela i lavoratori dei porti.

I porti rimangono aperti per quanto emanato dall’ultimo decreto del Consiglio dei Ministri e le attività proseguono. Ma in questo momento però la paura, l’incubo del contagio, dilaga tra i lavoratori portuali, le aziende faticano a reperire i Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) per le vie aree adeguate al contenimento dei rischi normalmente presenti durante le attività lavorative e che allo stesso tempo proteggano e contrastino la diffusione di questo nemico subdolo e invisibile covid-19.

(Ravenna, 25 marzo 2020) In alcune aziende portuali, i lavoratori sono costretti al riutilizzo per più turni di lavoro della stessa mascherina di “carta” FFP2/FFP3 che invece andrebbe sostituita almeno alla fine di ogni giornata lavorativa.

 Non va assolutamente dimenticato che. tra i vari DPCM che si sono susseguiti in questi giorni, in data 14 marzo è stato siglato un importantissimo protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, protocollo fortemente voluto dai sindacati, siglato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Economia, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal ministero dello sviluppo economico e dal Ministero della salute.

Il Protocollo prevede una precisa serie di misure per la prevenzione, passando dalle misure da attuare in ingresso e in uscita dei lavoratori, alle modalità di accesso dei fornitori esterni e degli autotrasportatori, la rilevazione della temperatura corporea, pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro, gestione degli spazi comuni e utilizzo di idonei DPI. Inoltre prevede la costituzione in sede aziendale di comitati composti dai datori di lavoro, dagli RSSP, dalle rappresentanza sindacali aziendali e dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza al fine di attivare tutte le procedure necessarie e obbligatorie per contrastare la diffusione e il contagio del virus.

Nelle aziende sindacalizzate, siamo riusciti ad attivare quanto prima i comitati sopra citati che hanno iniziato da subito a sviluppare di concerto con i datori di lavoro, le necessarie procedure e con ottimi risultati direi – precisa Derosa – Purtroppo non tutte le aziende sono sindacalizzate quindi occorre che gli organi preposti alla vigilanza effettuino continui e severi controlli per la tutela della salute dei lavoratori”.

I lavoratori portuali sono in prima linea, come molti  lavoratori di altri settori, essendo un settore strategico per il Paese, ma in una fase così delicata per l’oggettiva carenza di DPI e di adeguati controlli sulle procedure di sicurezza, diventa oggi più che mai assolutamente necessario decidere quali attività far proseguire, evitando di sottoporre i lavoratori e conseguentemente le loro famiglie a rischi di contagio indiscriminati.

“La salute di chi lavora e delle loro famiglie viene prima di tutto anche perché se i lavoratori oggi si ammalano, domani non potranno lavorare – conclude Derosa, il sindacalista della FIT CISL – Occorre quindi che il porto di Ravenna prenda decisioni insieme agli altri soggetti deputati alla salute dei portuali”.

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Ufficio Stampa