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Economia regionale. Pieri: “La denatalità peserà nel nostro futuro: servono corretta gestione dell’immigrazione e politiche per attrarre talenti”

(Bologna, 28 giugno 2025) “Nonostante la frenata del Pil, il trend occupazionale resta positivo, come dimostrano i dati del primo trimestre 2025, tuttavia le dinamiche demografiche, caratterizzate da una preoccupante denatalità, restano una spada di Damocle che minaccia pesantemente l’economia e la tenuta sociale non solo dell’Emilia Romagna, ma dell’intero Paese. Una gestione corretta dell’immigrazione e la capacita di attrarre persone e talenti, mentre si progettano e adottano misure di lungo periodo, sono gli unici strumenti che nell’immediato abbiamo a disposizione“.

E’ quanto affermato da Filippo Pieri questa mattina a “La finestra sui fatti”, la rubrica settimanale che va in onda ogni sabato  su Radio Flyweb, dove ha parlato dell’andamento e delle prospettive del sistema economico regionale.

“Proprio qualche giorno fa – ricorda il segretario generale della Cisl Emilia Romagna – l’analisi del Censis ci ha detto che la sola denatalità, se gli andamenti di oggi dovessero restare costanti nel tempo, ci porterà ad avere, nel 2040, cinque milioni di persone attive (15-65 anni) in meno, vale a dire circa il 10% della popolazione. Tutto questo, tradotto in dato economico, significherebbe -11 punti di PIL , cioè oltre 200 miliardi di ricchezza in meno per il sistema sociale, la sanità, le pensioni. Difatti, le stime indicano che un solo punto di prodotto interno lordo al momento vale intorno ai 20 miliardi”.

PIL che in Emilia Romagna è in evidente  frenata, “un rallentamento – continua il numero uno di Via Milazzo – prevedibile per un’economia  vocata all’export come la nostra che negli ultimi due anni è stata condizionata da uno scenario internazionale caratterizzato da dazi e conflitti. “D’altro canto – continua Pieri – lo stesso rapporto di Bankitalia sull’economia regionale, presentato proprio pochi giorni fa a Bologna, ha mostrato chiaramente come faccia più danni il clima d’incertezza che i dazi stessi. Un fattore che frena gli investimenti, di conseguenza rallenta la produzione con successivi contraccolpi su occupazione, salari e disponibilità di risorse pubbliche”.

Allora cosa fare? Il leader regionale della Cisl, nel sottolineare la straordinaria resilienza che l’economia regionale ha mostrato in più occasioni, e questo grazie alla scelta di puntare sull’economia sociale con al centro i bisogni sociali delle persone e non la massimizzazione del profitto delle imprese, ha indicato nel Patto per il lavoro e per il clima “la chiave per individuare, confermare e aggiornare le priorità e le scelte strategiche per il prossimo futuro”.

Un futuro in cui si dovranno riattivare gli investimenti, pubblici e privati, orientandoli verso innovazione tecnologica e digitalizzazione; in cui si dovrà continuare a puntare sull’export, “però diversificando i mercati”; in cui si dovrà lavorare sulle dimensioni delle aziende, visto per aggredire i mercati internazionali, fare innovazioni e digitalizzazione servono aziende più strutturate; in cui si dovrà lavorare sulle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori investendo nel sistema della formazione e dell’istruzione, e questo non solo per soddisfare le richieste delle aziende, ma anche perché “oggi sappiamo bene come queste siano una vera assicurazione, una garanzia sul futuro degli stessi lavoratori”.

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