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La Cisl ER ha presentato il “Barometro del benessere regionale”

(Bologna, 16 giugno 2016) La Cisl Emilia-Romagna, oggi, nella sua sede in via Milazzo a Bologna, ha diffuso il rapporto sul “Barometro del benessere”, aggiornato al primo quadrimestre di quest’anno, che monitora i capitoli lavoro, istruzione e coesione sociale. “Dal 2007, quello toccato nel 2014 – spiega il segretario generale regionale Cisl Giorgio Graziani, illustrando lo studio della Fondazione Tarantelli in collaborazione con Ref Ricerche – è stato il punto piu’ basso, ora la ripresa è evidente ma ancora non siamo alle condizioni pre-crisi. Aumentano laureati e diplomati ma su lavoro e coesione sociale dobbiamo aspettare almeno il 2019, stiamo ancora lavorando per recuperare terreno”. Graziani sottolinea subito che il quadro generale è in miglioramento, come segnalato anche ultimamente dalla stessa Regione: “Negli ultimi mesi – ribadisce il sindacalista Cisl – è confermata la crescita del Pil e dell’occupazione, siamo una regione con istruzione e formazione di eccellenza, le condizioni generali stanno migliorando e luce fuori dal tunnel si vede”. Dall’altra parte, il sindacato invita ad affinare le misure adottate finora, visto che “la disoccupazione di lunga durata continua a pesare, le disuguaglianze sul lavoro e i cosiddetti part-time involontari stanno aumentando, e questo indica una difficolta’ di sostentamento economico delle famiglie”.
Secondo il “Barometro regionale Cisl del benessere”, dunque, la classifica italiana nel 2016, partendo da un’Emilia-Romagna pari a 109,1 nel 2007, recita nell’ordine Trentino-Alto Adige (indice sintetico pari a 106,5), Lombardia (104,5) e appunto Emilia-Romagna (103,1). Sempre l’anno scorso ha segnato +1,4% il Pil emiliano-romagnolo, un miglioramento da primo posto a livello nazionale, rispetto al +0,9% italiano.  Export, manifattura e automotive sono quelle che lo studio Cisl valuta tra le principali leve della nuova ripresa, considerato che edilizia, nonostante i primissimi incoraggianti segnali, “non si è ancora ripresa”.
Riguardo a una mappa di una possibile anche se timida ripresa, Graziani conferma che l’asse “Bologna-Modena-Reggio come traino in termini di Pil, Pil che per la Cisl va diclinato in termini di crescita sociale. Bene il traino, quindi, ma bisogna costruire le condizioni per cui anche province come Ferrara, dall’altra parte della classifica, trovino un salto qualita’ e quindi recuperino terreno”.
In un quadro di crescita economica regionale , il sindacato di via Milazzo dopo i punti di forza (aumento del PIL, riduzione dei NEET e dell’abbandono scolastico, occupazione, disoccupazione e livelli di istruzione) mette in fila anche i problemi: tra questi, crescono lavoro discontinuo e part-time involontario, pesano i disoccupati di lunga durata, formazione continua e politiche attive per il lavoro vanno rilanciate. Ad esempio, i giovani (15-29 anni) col diploma che ne’ studiano ne’ lavorano calano dal 25% del 2014 al 16% attuale (dal 18,1% al 13,2% quelli con la sola licenzia media) ma in termini assoluti tuttora sono oltre quota 90.000.
Senza dimenticare i lavoratori sovra-istruiti, cioè gli occupati con un titolo di studio che supera la specializzazione del lavoro realmente svolto: dal 2014 a oggi sono passati dal 26% al 28,5%, partendo dal 17% del 2007.
“In Emilia-Romagna- osserva ancora Graziani – sono tantissime aziende che cercano competenze qualificate e non le trovano, bisogna inquadrare le specificità e incrociare meglio domanda e offerta”. Tra gli altri numeri segnalati nel rapporto Cisl emerge un tasso di occupazione per i 15-64enni che sale dal 66% del 2014 al 68,8% del primo quadrimestre di quest’anno, oltre a occupati in cassa integrazione da quota 200.000 del 2014 ai 65.000 di due mesi fa (senza però dimenticare che è diventato piu’ complicato ottenere la cassa in deroga, anche per via della burocrazia) e ad un lavoro discontinuo che come minimo rimane stabile (dal 12% del 2014 al 12,3% del 2017).
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